a cura di Massimo Confortini
Continua il countdown per l’inizio del XXXI° Beppe Viola. Abbiamo raggiunto un allenatore che proprio della “Champions League dei Giovanissimi” ha scritto pagine importanti nella storia recente, Maurilio Trimani, vincitore nel 2010 e nel 2013. Con lui abbiamo parlato della manifestazione, delle vittorie, e del ricordo di un grandissimo personaggio…
Mister Trimani, due successi al “Beppe Viola” non sono nel curriculum di tutti gli allenatori del settore giovanile. Un suo giudizio su questo torneo:
E’ un torneo che tocca quest’anno i trentuno anni di storia, e già questo penso sia un dato che dica tutto. Per me è un onore averne vinti due, proprio perché è una manifestazione che ha un percorso, una tradizione, un’organizzazione, un fascino, diverso dagli altri. Un torneo dedicato ad un grande giornalista come Beppe Viola, che rappresenta anche una vetrina importante per i ragazzi, a completamento della stagione agonistica.
Due vittorie molto diverse, una ai calci di rigore contro il Tor di Quinto, un’altra al termine di una gara dominata col Tor Sapienza. Che ricordi ha di queste due finali, e qual è stata quella che le ha dato più emozioni.
Le finali sono tutte emozionanti, anche se è vero che lo scorso anno avevamo mezzi superiori alle altre. Lo dico senza sottovalutare comunque le altre partecipanti, visto che anche il Tor Sapienza disputò un grande torneo eliminando realtà importanti. A livello di emozioni, però, il successo del 2010 è un ricordo indelebile: arrivò dopo una grossa delusione, perché giungemmo ad un passo dal giocarci la finale di Chianciano, fummo eliminati nei minuti di recupero dal Vicenza, ed arrivammo stanchi ed un po’ giù di corda. Riuscimmo comunque a ritrovare le motivazione e a giocare un’ottima manifestazione, soffrendo in finale contro un grande Tor di Quinto, guidato da un personaggio incredibile come Paolo Testa…
Proprio di Paolo Testa le chiedo un ricordo da allenatore e da avversario…
Paolo non ha bisogno di presentazioni, era una persona speciale. L’ho affrontato solo quella volta da avversario, ma le volte che ho visitato Tor di Quinto ho avuto il modo di conoscere la persona. L’ho sempre seguito a distanza, con affetto, visto che disputavamo campionati diversi. Una persona di calcio, che sapeva stare in mezzo ai ragazzi, e che per loro era pronto a dare tutto.
Non è il primo anno per lei alla guida dei Giovanissimi. E’ un tipo di età particolare: come si istruiscono e come si fanno crescere sportivamente i ragazzi di quest’età?
Quella dei Giovanissimi è in effetti un’annata particolare: ci troviamo davanti una logica di gruppo diversa dalle altre età, visto che dobbiamo interpretare anche il momento di crescita personale del ragazzo. E’ ancora una categoria in cui si deve lavorare sul miglioramento del singolo, insegnando soprattutto la tecnica individuale. La realtà di Frosinone può pescare a volte anche da campionati provinciali, ma solitamente riusciamo a far crescere bene i nostri ragazzi: l’ultimo ad avere brillato è stato Marco D’Aguanno, che ha disputato un Beppe Viola eccellente lo scorso anno. Ma non è l’unico.
Le chiedo infine un giudizio sulla stagione che state disputando quest’anno..
L’obiettivo è come ogni anno di entrare nelle finali nazionali. Solo lo scorso anno non ci riuscimmo per un punto, nelle altre stagioni siamo sempre riusciti a centrare il traguardo. Quest’anno siamo ancora in corsa, mancano sei partite e dobbiamo recuperare tre punti. E’ ancora tutto aperto.