A cura di Simone Capone
“Guardalo, l’allenatore.
Da cinquant’anni appresso ad un pallone,
su una panchina calda come il sole
e un freddo gelido, quasi polare“
Questi i versi del ritornello di una celebre canzone di Gianni Morandi, intitolata, appunto, “L’allenatore”.
Queste note, queste parole, sembrano calzare a pennello alla storia che stiamo per raccontarvi, una storia fatta di passione, di dedizione, di sacrifici e di cura dei particolari, una vera e propria storia d’amore che dura da ormai più di cinquant’anni.
Questa è la storia di Benito Manzi, la storia che lega l’ex tecnico romano al mondo del calcio ed al mondo del Beppe Viola , con quella TOP 11 che ha fatto il giro d’Italia collezionando allori importanti, da nord a sud.
Trentotto anni allenatore dell’Alessandrino, squadra del suo quartiere, e due stagioni al Savio sono il curriculum di Manzi, arricchito da 23 anni di militanza sulla panchina della TOP 11: quella panchina, però, non è mai stata calda per Benito, che nella sua lunga carriera non è mai stato sollevato dal suo incarico di condottiero.
Trentuno edizioni del Beppe Viola all’attivo, 23 anni selezionatore della TOP 11 con due titoli nazionali portati a casa, nel 2000 e nel 2002: cosa altro possiamo dire di Benito Manzi?
Facendo un giro nel suo appartamento siamo rimasti sbalorditi. La casa di mister Manzi trasuda calcio da ogni angolo, sulle pareti e sui mobili campeggiano foto, medaglie, trofei e riconoscimenti provenienti dai diversi tornei ed eventi ai quali il tecnico è stato invitato, con successo, nel corso degli anni; cartelline piene di liste e di convocazioni che risalgono ormai a più di trent’anni fa.
“Nel corso della mia carriera sono stato sempre ben voluto da tutti – afferma Benito Manzi – e questo è un segnale che qualcosa di buono l’ho fatta. Ringrazio pubblicamente Raffaele Minichino per l’opportunità che mi ha dato negli anni passati di allenare la TOP 11 Beppe Viola, spero di non averlo mai deluso con il mio operato”.
No, non lo ha assolutamente deluso e lo testimoniano i tanti tornei “Città di Santa Marinella” conquistati ed i diversi titoli vinti in giro per l’Italia.
Come costruiva quelle squadre Benito Manzi? “Non mi sono mai perso una partita in 31 edizioni di Beppe Viola, conoscevo a menadito tutti i calciatori che partecipavano in ogni edizione. Avevo poco tempo a disposizione per preparare la squadra, così mi accomodavo sugli spalti e buttavo giù un 11 provvisorio.
Prendevo le liste e mettevo una ‘X’ sui calciatori che mi sembravano bravi, per poi aggiungere un giudizio come ‘buono’ oppure ‘ottimo’.
Un metodo spartano, ma ha sempre dato i suoi frutti…
Ero solito giocare a zona, con un marcatore in difesa e due tornanti offensivi“.
Tanti i nomi illustri che hanno vestito la maglia della TOP 11 nel corso degli anni, Manzi li ricorda uno per uno: “E’ tutto segnato sul mio taccuino: nomi, cognomi e numeri di telefono, ricordo tutte le formazioni a memoria.
All’epoca non era facile come oggi, nessuno aveva il cellulare ed io perdevo intere giornate a fare il giro delle chiamate per stabilire le convocazioni“.
Manzi è un fiume in piena e ricorda con piacere le varie trasferte in giro per l’Italia: “Abbiamo battuto squadre del calibro del Genoa, dell’Udinese, della Lazio, sono ricordi che ti porti dentro per sempre, non capita tutti i giorni di sconfiggere squadre professioniste“.
Il cuore di Manzi, però, è diviso in due: da una parte il Beppe Viola, dall’altra la squadra della sua città, l’A.S.Roma: “Mi invitavano spesso a Trigoria per assistere agli allenamenti della prima squadra e per me era un’occasione per imparare, dai migliori si può sempre ‘rubare’ qualcosa“.
Nonostante la TOP 11 non esista più da 8 anni, Benito Manzi continua a coltivare la sua passione per il Beppe Viola anno dopo anno “sempre come se fosse il primo“: d’altronde, non potrebbe esistere un Torneo Beppe Viola senza mister Manzi e senza il suo entusiasmo che all’età di 79 anni sembra non svanire mai.