Io non parlo mai di queste cose, di decisioni arbitrali e di possibili errori, perché ritengo che siano discorsi nocivi e stuccanti, soprattutto nelle partite di settore giovanile.
Purtroppo però stavolta è stata segnata una stagione con questa incredibile decisione di decretare un calcio di rigore inesistente ad una manciata di minuti dalla fine.
Detto questo, mi ritengo molto soddisfatto di quanto fatto vedere dai ragazzi in questa stagione ed ora dobbiamo essere bravi e cercare di lasciarci subito tutto alle spalle, perché ora inizia il Beppe Viola e avremo altre occasioni per renderci protagonisti”.
Dunque è vero che la vittoria non è tutto?
“La più grande soddisfazione è quando vedi che la crescita del ragazzo non è avvenuta solo sull’aspetto tecnico, ma anche e soprattutto su quello comportamentale.
Caratterialmente sono stati fatti dei passi in avanti importanti.
Ho cercato anche di infondere nei ragazzi la convinzione che prendersi il rischio di vincere e allo stesso tempo di perdere, il modo in cui approcci alla partita, cercando di farla venire dalla tua parte, è più importante del risultato stesso.
A mio avviso questo è un concetto importante, che dobbiamo riuscire a trasmettere”.
Sta per iniziare il XXXIV Beppe Viola e il Savio è tra le favorite.
È l’occasione giusta per mettersi alle spalle definitivamente le recenti delusioni e riscattare l’opaco Beppe Viola dello scorso anno?
“Si, penso sia il torneo giusto per ritornare ad essere protagonisti.
Torneo di tradizione, tra i più importanti che ci sono, dove naturalmente si punta a vincere.
Purtroppo quello dello scorso anno fu un pessimo torneo per noi e per una serie di motivi riuscimmo a dare il peggio di noi stessi.
Era un altro gruppo di ragazzi ovviamente, ma faticammo molto nell’imporre il nostro gioco, il campo di piccole dimensioni dello Spes Artiglio non poteva essere di certo una scusante e quest’anno siamo determinati a non ripetere gli stessi errori”.
Lei si è sempre contraddistinto per far giocare la propria squadra palla a terra, pur rischiando qualcosa in fase di impostazione.
Possiamo affermare che questo sia il suo credo calcistico?
“Giocare bene aiuta a vincere, per me non c’è altra soluzione.
Non posso pensare o credere che se concediamo l’iniziativa agli avversari abbiamo più chance.
Ovviamente non c’è nulla di sicuro, ma se cerchiamo di essere sempre propositivi è già un bel risultato.
Mi è capitato di vedere partite in cui alcuni ragazzi, nonostante la partita vinta uscivano dal campo scontenti, questo perché chiamati poco in causa.
Ecco, per me il calcio è proprio il contrario.
Toccare la palla è il motivo principale di questo gioco, dunque, tutti devono far parte dell’azione e cercare sempre la giocata più efficace, tutto questo senza farsi condizionare dal risultato”.
Cosa le ha lasciato in eredità questo biennio al Savio?
“Ho trovato una società organizzata, tra le più importanti della città e con un grande spirito di appartenenza.
Sono stato messo nelle migliori condizioni per lavorare, e anche se non sempre le cose sono andate per il verso giusto, com’è normale che sia, la squadra si è sempre contraddistinta per il suo modo di fare”.